Santuario del Letto Santo
A circa 12Km dal centro abitato sorge il Santuario della Santa Croce detto popolarmente Letto Santo (“Liettu Santu”).
Complesso ecclesiale sede del Monastero di Santo Stefano, ‘U Liettu Santu ha probabilmente origini normanne (XI-XII secolo circa), già dipendenza dell’Abazia benedettina della SS. Trinità di Mileto e dal 1454 dell’ Abazia di Sant’ Anastasia di Castelbuono.
Il panorama che si estende lungo la costa è ben visibile dal piazzale antistante e lo scenario appare magico: montagne e mare sembrano abbracciarsi, e gli abitati di Caronia, San Fratello, Tusa, Mistretta, Pollina centri vicini alla Città delle Ceramiche si adagiano sulle cime dei colli vicini.
Visibili ad occhio nudo sono anche le isole Eolie la Rocca di Cefalù il golfo di Capo d’ Orlando e l’Etna.
Porta Palermo Via delle Palme
Panorama mozzafiato, che spazia dalle alture dei Nebrodi mistrettesi alla rocca di Cefalù, fino a Capo Zafferano nelle giornate limpide, possiamo ammirare il suggestivo Viale delle Palme, da cui si diramano vialetti e sentieri resi da recente accessibili e destinati a chi non si contenta della solita passeggiata.
L’ultimo tratto del viale fa angolo con la Villa Trabia, posta a nord dell’omonimo palazzo settecentesco nello spazio frapposto tra il viale e la Chiesa del Rosario.
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Chiesa del Calvario
Chiesa sacramentale non appartenente alla parrocchia, ma di proprietà della famiglia Sergio. Sorta agli inizi dell’800 al posto della chiesetta che costituiva la cappella del Convento dei Padri Cappucccini (oggi demolito), venne ricostruita per iniziativa dell’allora arciprete di S.Stefano mons. Giovanni Sergio, divenuto successivamente vescovo della Diocesi di Cefalù. Si tratta di una chiesa ad unica navata a suo tempo consacrata come Chiesa della Madonna dei Sette Dolori e popolarmente conosciuta come Chiesa del Calvario. Per la sua particolare posizione che la collocava ben al di fuori dell’antico centro urbano, venne utilizzata soprattutto come deposito funerario. Tutto il suo sottosuolo era adibito a cripta, andata perduta a causa di un incendio nel 1972. Oggi la Chiesa, dopo aver subito forti danni a causa del maltempo e dello stato di abbandono, è stata sottoposta ad interventi di restauro e consolidamento. Nel 1992 è stata dichiarata con Decreto dell’assessorato Regionale BB.CC.AA. bene di particolare interesse storico-artistico.
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Chiesa Madre
Si trova al centro della trama viaria che caratterizza il disegno originale del centro storico; è dedicata a S. Nicolò di Bari, patrono del paese. La sua costruzione ebbe inizio nel 1685, fu la prima chiesa ad essere ricostruita nel nuovo sito, e il primo edificio realizzato secondo il nuovo progetto urbanistico di ricostruzione del casale che fu distrutto il 6 giugno del 1682. La chiesa ha subito nel tempo una serie di numerose modifiche della sua conformazione architettonica originaria. La facciata è stata realizzata secondo l’analisi fisiologica della finitura esterna dell’edificio, così come appariva in una stampa del XIX secolo, quindi ciò che si vede oggi è la facciata in stile settecentesco con il suo solido campanile dal cupolino maiolicato. La pianta è a croce latina con la classica suddivisione in tre navate divise da 12 colonne in stile barocco composito e decorato con stucchi della fine del XVIII secolo, al centro vi è il presbiterio, ai suoli lati è posto un doppio coro ligneo di fattura ottocentesca che culmina con l’altare maggiore adornato dal 1991 dalla statua lignea di Maria Addolorata del Bergamasco, ricollocata presso la chiesa madre a seguito dei danni subiti nella chiesa del Calvario, sua sede storica. Nella navata laterale di destra è conservata una pregevole statua in marmo di scuola gaginiana del 1600 raffigurante la Madonne del Latte; mentre nella navata di sinistra vi è il Santissimo Sacramento. Ed infine vi sono due tele del secolo XVII e del XVIII dell’artista palermitano G. Patania.
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Porta Messina
Terrazza panoramica rivolta verso Messina, con il Monumento ai Caduti del 1924, di L. Messina, e l’adiacente “Villa Italia”, splendida “oasi di verde” adornata da variopinti fiori profumati e ricca di maestosi alberi secolari. Al suo interno contiene due caratteristiche fontane interamente rivestite di ceramica ed un sotterraneo, oggi utilizzato per l’esposizione di opere durante la Mostra internazionale e un tempo adibito a cisterna per l’approvvigionamento idrico della popolazione.
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Finestra sul Mare Spiaggia di Villa Margi
Sul lungomare di Villa Margi è installata l'opera ideata da Tano Festa Monumento per un poeta morto (1989), meglio nota come Finestra sul mare. La scultura, alta 18 metri, è dedicata alla memoria del fratello poeta Francesco e costituisce, insieme ad altre undici opere di arte contemporanea poste nel comprensorio, il museo all'aperto Fiumara d'arte. È stata oggetto di restauro nel 2015, dopo anni di vicende processuali che ne decretarono in un primo momento l'ordine di demolizione per abusivismo edilizio (annullato, nel 1994, dalla Corte di cassazione), poi la chiusura per un biennio (22 aprile 2005 - 25 maggio 2007) a opera di Antonio Presti, fondatore della Fiumara d'Arte, come gesto di protesta contro la scarsa manutenzione offerta dagli amministratori locali.
Palazzo Armao
Edificio esistente da appena un secolo e mezzo ma che, per valore e significato, entra a pieno diritto nella storia della cittadina, il palazzo ottocentesco di Don Gaetano Armao configura la particolare condizione di manufatto architettonico dove si svolgeva l’attività artigiana ed al contempo fungeva da residenza padronale.
Recentemente acquistato dal Comune, l’edificio presenta all’esterno un lungo e magnifico fregio che adorna la partesuperiore della casa. Tale fregio consta di una fascia di mattoni smaltati disposti su quattro file ornati con motivi di ispirazione classica, CRATERI ellenici e LEONI stilizzati culminanti in una drammatica raffigurazione della morte di Ettore.
All’esterno si può ammirare un grande pannello raffigurante Napoleone III che passa in rassegna le sue truppe.
Inaugurato il 14 agosto 2001 è ora sede della Biblioteca Comunale “Liborio Gerbino” .
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